lunedì, giugno 16, 2008

always crashing in the same car

Non ricordo l’urto, l’urlo, il volo. So solo che sono al centro della strada, a testa in giù, con la mezzeria che mi taglia lo sguardo. Quanto tempo è passato? Ore, minuti, secondi. Vedo il mondo alla rovescia. L’unico appiglio che mi resta per non cadere è questa cintura di sicurezza che non ho la forza di slacciare. Forse non ho neanche la voglia di farlo.Seduto al contrario sfidando le leggi della fisica, mettendo a dura prova il mio fisico. Del limpido parabrezza che mi permetteva di vedere chiaramente la strada restano solo le schegge. Il sangue cola direttamente sul tetto e sul mosaico di vetri infranti.
Ho le gambe bloccate e il tremore che scorre ininterrotamente dalla spina dorsale fino alle gambe come corrente elettrica. In questa strada di campagna non passerà nessuno prima dell’alba. Forse finalmente riuscirò a dormire svenendo sul mondo.
Cosa mi ha fatto imboccare questa via e quando ho iniziato a sbandare? Cosa ha fatto sollevare la macchina su due ruote facendola rimpallare tra gli alberi come una carambola in un biliardo senza buche?
Il cuore batte così forte che sembra schizzare fuori dal petto e non so neanche cosa lo trattenga.
Iniziano ad apparire delle lettere a due dimensioni su di me, sulla carcassa d’auto, sull’asfalto, nel cielo. Resta difficile decifrarle ma sembra che abbiamo un senso e compongano delle frasi. Frasi che galleggiano sospese in sovraimpressione sulla mia immagine come spiriti nella notte. Sottotitoli per incoscienti.

giovedì, giugno 12, 2008

Greetings from Baya Papaya

Il medico mi ha detto che la causa di tutto è lo stress. Stress da tintarella. Il timore di presentarsi bianchicci all’appuntamento con la spiaggia. Il protrarsi delle nubi che fa perdere utili ore di abbronzatura. Vedere tutti neri mentre si è ancora pallidi. Vedere tutti neri rende tutto nero.Tra una nube e l’altra riesco a scovare una mattinata di sole. Sono steso sul lettino improvvisando un dormiveglia. Il silenzio di queste mattine dove i bagnanti sono ancora pochi esalta le voci che chiacchierano in coro.
Due studentesse. Ultima fila. Ultimo Settore. La bionda ha un ragazzo da poche settimane. Quando sono insieme vanno d’amore e d’accordo. Le sue amiche però non le vanno proprio giù, non la cagano di striscio, non le danno la possibilità di inserirsi. L’altra sera non l’hanno neanche salutata. Lui non fa una mossa, non dice niente. Il rapporto si stà incrinando non poco. Sarà che quella sera in discoteca lui sembrava anche un po’ più alto. Invece, il giorno dopo, quando si sono rincontrati, si è accorta che superava di poco la sua spalla. Comunque sono andati al cinema a vedere sex and the city e lui si è arrabbiato perché era l’unico uomo in sala e lei non gli aveva detto che era un film da femmine.
Le tre alla mia sinistra vengono qui da un paio d’anni. Sono sempre vestite in maniera improbabile a metà strada tra i Cugini di Campagna e gli evidenziatori TrattoVideo. Le discussioni solutamente ruotano attorno alle serate di latinoamericano. Le conquiste, gli amori e i tradimenti sulla soglia dei 50. Se mai qualcuno pensasse che la definizione “zitella” fosse estinta a favore di “single” dovrà seriamente ricredersi. Non ho neanche bisogno di sforzarmi ad origliare perché gridano sguaiatamente e con un pesante accento. I fatti sono più o meno questi: Lei convive con un tale Mauro. Mauro non è molto vitale, preferisce guardare la tv. Lei in una serata latina conosce Paolo. Paolo ha 20 anni e le chiede il numero. Paolo è un po’ troppo insistente ma lei accetta un appuntamento. Questa sera ci sarà l’appuntamento.Le due amiche galleggiano tra l’invidia e il senso di protezione materna per il povero Paolo.
Una signora con un gran bel culo spinge un carrozzino sulla passerella. Parla animatamente con un'altra donna al suo fianco, credo sia la madre. Si lamenta del marito. Non c'è mai. Non è più quello di una volta. Poi il discorso si sposta sulla comodità dell'infradito per infrangersi definitivamente sulla pesantezza del timballo in estate.
Non ho capito come si chiama ma viene dal Bangladesh. Cerca di vendere due braccialetti ad una ragazza straiata sul lettino. Lei gli da corda. Lui non parla molto bene l'italiano ma prova a raccontarle sua storia. Lei sembra interessata. Poi, come tutte le donne, gli chiede se ha la fidanzata. Lui si mette a ridere, dice che le ragazze del suo paese non gli piacciono molto, le italiane invece sono bellissime e tutte scosciate. Alla fine il braccialetto glielo regala. Lei non vuole accettarlo. Arrivano ad un compromesso, uno viene regalato e l'altro acquistato: rosso-amore, verde-speranza.
Quando anche l'ambulante è oltre il confine del mio lido mi accorgo di essere l'unico uomo sulla spiaggia, infanti esclusi. E' come stare in sala a vedere Sex and the City ma con un contorno molto più reale. Le borse sembrano delle griffe più prestigione ma quasi tutte provengono da un emporio cinese o da qualche ambulante che è già passato in spiaggia. Tutte hanno gli occhiali sul viso ed una visione un pò scura della vita, che ruota fondamentalmente attorno ad uno o due uomini a seconda dei casi. Resto in attesa di un colpo di scena, magari un bacio lesbo.

martedì, giugno 10, 2008

Dove si va da quì

Appena è uscito un mesetto fa il nuovo degli afterhours "I milanesi ammazzano il sabato" ho fatto quattro cinque rapidi e distratti ascolti , e mi era sembrato una mezza cagata.
Venerdì sera Stefano me lo ha regalato per il compleanno e sono stato ad ascoltarlo con attenzione, nelle sue ruvidezze, negli archi laceranti e nei testi disperatamente consapevoli. Al momento non credo di poterne fare a meno. E' una foto sanguinante di vite e stati d'animo che, se più o meno condividete qualche sensazione con gli ultimi post di questo blog, vi consiglio di ascoltare.

lunedì, giugno 09, 2008

agitato, non mescolato

Son tre notti che non dormo, sempre penso al mio galletto. Quando riesco a prendere sonno vengo assalito da incubi lynchani. Facce di vecchine indifese e corridoi ripresi da uno sguardo straniante che diventano incubi. Il quotidiano che con la sua portata di banalità e indifferenza mi gravità intorno. Non arriverei a dire che sento le voci, ma sicuramente ne leggo il labbiale. Tutti che danno per scontato di essere malati mentali solo perché glielo ha detto un medico che dopo due secondi che li ha visti andare via dice: “che palle”. Schiere di avvocati, casalinghe, ereditiere, universitare al botulino ed altra umanità che non vuole rassegnarsi ad abbandonare il proprio cervello.Poi mi salgono le palpitazioni, fino a quando non decido di accendere l’abatjour e riprendere a leggere. La concentrazione però è scarsa e me ne vado in cucina ad interrogare la tv. Il film erotico di Italia7gold è agli sgoccioli e sugli altri canali le tipe che si strofinano sui divani mi lasciano totalmente indifferente. Mi ributto sul materasso, forse ce la faccio.
Sono le sei del mattino, ormai è domenica già da un pezzo. Fino a qualche minuto prima, seduti attorno ad un tavolo, ascoltavamo religiosamente un folle che parlava del modo in cui dilapidare le rendite degli appartamenti avuti in eredità tra puttane, travestiti e cene. Era tutto sudato mentre teorizzava complotti del KGB e della CNN nei suoi confronti, delle intercettazioni telefoniche e delle sue scelte di voto. Sono sotto casa. La mia via spunta direttamente sul mare. Mentre parcheggio la macchina il rosso dell’alba lacera le nuvole. Non vale la pena perdere questo spettacolo. La sintesi di tutto sono i miei piedi nudi che affondano nella spiaggia umida mentre mi siedo per guardare oltre. In direzione dell’orizzonte.
C’è il pc da formattare, stritolato dai virus. Apre le pagine lentamente, un abisso tra un link e l’altro. Agonizza in silenzio con la scheda audio che va a puttane come il playboy di prima. I due emisferi scissi tra reale e virtuale. In quanto macchina non va più, ma dentro di se ha un mondo.
Il playboy in fin dei conti sta meglio di tutti con la sua rendita, il sudore e la risata facile. La sua certezza sul voto e l’esistenza avventurosa che gli è assicurata dal controspionaggio televisivo. Non si pone neanche il problema del sonno, di andare a dormire. Se me avrà voglia lo farà, altrimenti continuerà a bere birra fino alla prossima alba.
Con il cervello nello shaker a ballare vecchie canzoni.