mercoledì, ottobre 29, 2008

Tropic Thunder

La più grande commedia di inizio secolo e forse anche di più. Ben Stiller si conferma l'artista comico più ispirato e vulcanico della sua generazione. Prove attoriali spettacolari e trovate geniali, il tutto in un contesto da kolossal. Una colossale presa in giro di hollywood e del suo immaginario fatato. Nessun war-movie vi sembrerà più lo stesso dopo aver visto questo.
...e questa volta non aspettiamo vent'anni per riconoscere il valore di un film...

venerdì, ottobre 24, 2008

Fuori dal blu e dentro al nero

Rimetto piede all’università dopo quasi tre anni. Fuori ci sono i parenti dei laureati che fumano, applaudono, fotografano, quasi come l’ultima volta. Dentro ci sono ancora molte facce conosciute nonostante il ricambio generazionale sia evidente.
Sono giorni particolari per le università italiane, qualcuno ha visto aggirarsi una pantera, qualcun’altro tenta di accostare la grande mobilitazione di questi giorni ai movimenti storici degli anni 60 e 70. Qualcuno spara cazzate a ripetizione in tv per criminalizzare questa incredibile spinta civile, così come qualche vecchio manovratore oscuro della nostra repubblica rilascia dichiarazioni assurde ai quotidiani nazionali, al quotidiano nazionale.
In questa cazzo di facoltà di economia invece tutto è come sempre. Tutto è anestetizzato. Il volantinaggio c’è, si, ma è quello dei flyer dei locali notturni che formano un tappeto che colora ogni sedia, ogni panchina di queste stanze altrimenti buie, ed i P.R. sono più insistenti dei venditori di rose.
Faccio due passi per il corridoio di questo bunker mancato dove la luce del sole entra solo da qualche spiraglio. E’ stato in queste stanze che mi sono accorto di essere miope. Non ho mai avuto nostalgia della vita da universitario, anzi. Però lo studio un po’ mi manca. Credo che tornerò ogni tanto con i libri sotto braccio a fare lo slalom nel piazzale dell’Agip durante le giornate di pioggia, quando tutto si allaga, e magari come il piccolo George lancerò la mia barchetta protetta dalla paraffina lungo il canale di scolo. Sarà allora che gli incubi si riaffacceranno dalla grata della fognatura e tornerò a tremare per il pagliaccio con il palloncino e i denti gialli.
La mia copia di IT è datata ottobre ’93. Avevo 11 anni e l’acquistai alla Standa di Piazza Duca. Ero un bambinetto che aveva investito la sua paghetta in un volumone di 1200 pagine sulla spinta di un pessimo ma suggestivo adattamento televisivo. Ma il mondo non è come ci appare dalla Tv, le cose sono molto più complesse. Il mondo all’interno di quel libro era più torbido e incasinato di quello dei ragazzini della fiction. Un mare di descrizioni e rapporti che non riuscivo a comprendere. Gay, bifolchi di provincia, problemi esistenziali e membra tranciate.
Il libro non sono mai riuscito a finirlo al tempo. L’ho sempre tenuto in evidenza nella libreria che man mano è cresciuta, fino all’attuale esplosione. L’altra notte, l’ennesima notte insonne, il pagliaccio mi ha chiamato per farmi ripiombare nell’incubo. Ho preso sonno alle 6 di mattina proprio nel punto dove avevo lasciato il segno l’ultima volta quindici anni prima, quando per le strade di piazza duca si aggirava l’ambulanza nera che esportava gli organi ai bambini per rivenderli al mercato nero. Quante stronzate che si raccontano ai più piccoli.
Intanto IT continua a vegliare su di noi ed ogni sua apparizione ci farà ripiombare nell’incubo che non ci ha mai lasciati da quando siamo piccoli. E non sapremo mai con quale aspetto si manifesterà, se sarà il pagliaccio, il ragno, l’ambulanza, l’insonnia o la pantera.

venerdì, ottobre 10, 2008

Bar City Blues

Senza che i cittadini se ne accorgessero il salotto della città divorò tutto il resto. Fu allora che si inizio a parlare di città salotto.
Era il tempo in cui ancora si poteva passeggiare per le strade o sedere su una panchina senza drink card.
In quei giorni i tavolini, le sedie e le verande iniziarono la loro rivolta silenziosa. Si moltiplicarono per scacciare via gli ultimi umani che cercavano di sopravvivere senza consumazione.
In un lampo tutti gli accessi ai luoghi d’interesse furono sbarrati. Si iniziò con la biblioteca, che aveva la sfortuna di essere situata accanto al bar che guidava l’invasione.
Agli abitanti non restò che bere, mangiare, ingozzarsi ed ubriacarsi. Il tasso di obesità schizzò alle stelle, i corpi somigliavano sempre più a dei puff fantozziani. I divanetti non avendo più suolo pubblico da occupare iniziarono ad adagiarsi sulle masse di grasso informe che arrancavano per la strada.
L’attacco finale giunse dal mare. Un esercito di lettini bianchi di plastica assediò quel poco che restava della spiaggia, non più libera, di Pescara.
L’assalto, segretamente ordito dalla lobby dei balneatori, indignò l’opinione pubblica. La strategia era perfetta. Fu convocato un consiglio comunale straordinario. Gli assessori, quasi tutti concessionari di un lido, votarono all’unanimità la risoluzione denominata “spiaggia zero”.
Il primo febbraio 2010 una colata di cemento scese su Pescara placando l’avanzata delle suppellettili. La spiaggia divenne il più grande bar a cielo aperto d’ Italia.
Consumare e consumarsi
nella città bar
con la musica lounge
che fastidio non dà,
Resto di stucco e calce
mentre alzo il calice
alla pattuglia che rimuove
quel corpo dall’aiuola,
Ci son più sedie che sederi
in quest’aborto di metropoli
non ci resta che bere
mentre va tutto a rotoli.

mercoledì, ottobre 01, 2008

Boby Tilt



E' passato tanto tempo però io c'ho tutto dentro. Boby Tilt era la nostra Jolly Blu. In quel vicolo accanto al supermercato a buon mercato si nascondeva il paradiso. Mai visti tanti videogames tutti insieme. L’uomo ragno non era morto ma si muoveva sullo schermo e la felicità ci costava un gettone. Il giorno in cui arrivò il primo simulatore di volo pensavo che Pescara fosse il centro del mondo. Quell’astronave volava nello spazio infinito del locale mentre Radio Parsifal mandava lo spot "Boby Tilt vivi la simpatia…vivi il divertimentò…uho uho-oh-oh".
E il divertimento tu l’hai vissuto in pieno. Se la regola era prima il dovere e poi il piacere allora la sala giochi doveva venire alla fine di tutto. E invece i giochi sembravano l’unico impiego degli strani tipi che giorno dopo giorno iniziarono a popolare l’eden, come un arrembaggio di pirati dall’inferno. Così mio padre mi vietò di entrare in quel vicolo pieno di Si, Ciao e Pegiottini. Tu invece continuavi ad andare e non ho mai capito se avevi un padre. Vedevo solo tua madre panenutella alle cinque e Junior Tv, che canale5 se li sognava certi cartoni e stava ancora dietro a Mila&Shiro mentre noi staccavamo spine dorsali su Mortal Kombat come se fossimo Ken.
E i tossici chi sa se l’hanno mai infilato un gettone per farsi una partita o se venivano solo per comprare, vendere e reclutare. Io che quando sentivo parlare di spade pensavo solo a Golden Axe. Mi chiedo come mai quegli schermi attiravano come magneti quegli occhi spenti che si illuminavano solo alla vista di un’autoradio nascosta male sotto un sedile. Stavano lì a fare gli sbruffoni e a palleggiare palloni. Qualcuno diceva che Ercolino poteva diventare un campione di calcio. In effetti sembrava Maradona prima della primasecondaterzacura, teneva il pallone in equilibrio sul collo come una foca. Forse se avesse fatto il funambolo anche quando chiedeva i soldi qualche spicciolo l’avrebbe raccimolato, invece faceva dentroefuori per una radio, una borsa vecchia o una pera per strada.
Sei entrato in quella compagnia di facce butterate, capelli unti, denti rotti, motorini truccati, prestami qualche soldo, oh ma che ti devo perquisire, devo fare il biglietto per sambenedetto.
Cumuli di roba e di spade per dividere le linee tra noi. Valentina ogni tanto mi chiedeva di te, eri stato il suo primo bacio. Quel pomeriggio a casa sua quando invece di preparare il cartellone per il lavoro di gruppo ci siamo lanciati in una seduta spiritica e le 200 lire si spostavano sul foglio di carta unendo le lettere. Scherzavamo col fuoco ed abbiamo evocato il demonio, e lui si è preso la tua anima come risarcimento per il disturbo. Le tentazioni del suolo sono cose piccanti. Tutti gli esorcismi sono vani quando senti il diavolo in te.
Le notti non finiscono all'alba nella via e a volte sembrano eterne. Eterni sono i minuti quando sei in strada a fare il palo per una rapina. Eterno il rumore delle sirene e le gomme che stridono sull'asfalto. E' irreale cappottare in curva per un lavoro pulito, soldi facilifacili. E mentre volteggi e fai uno, due, tre giri su te stesso. Nordsudovestest in rotta per casa di Dio.
Ti tirano fuori dalle lamiere che gridi dal dolore. Ti insultano come il pezzodimerda che sei diventato. La gente ti vuole linciare e quasi ci riesce. Provi a scappare, ma ti fermano al primo muro da scavalcare con una manganellata sulla schiena, ora si che l'hanno ucciso l'uomo ragno. Si torna dentro per l'ennesima volta. Altro gettone altra partita nella tua sala giochi che non chiude mai.