sabato, agosto 25, 2007

per tutti quelli che come me.....

This is Radio Nowhere: http://virtual12.nebula.fi/~evolution-script/ev2_radionowhere/

giovedì, agosto 09, 2007

banal story


La strada che porta al mare è un ingorgo senza fine. Tutto lascia presagire una giornata orribile. Nico svolta alla prima a destra e torna sui suoi passi. Imbocca la circonvallazione che lo riporterà a casa.
Vuole solo scrivere una storia ma non ha idee. Tutto iniziò il giorno in cui scrisse una poesia per Gioa. Nico allora aveva 17 anni e tifava Milan. L’amore l’aveva avvolto in una domenica sospesa tra l’estate e l’autunno, due stagioni troppo differenti per stare così vicine. S’incontrarono per il primo appuntamento in centro. Le vetrine spente e il tedio domenicale lo mettevano in agitazione. Aveva ancora nel sangue il thè bollente che aveva bevuto prima di uscire.
La portò via dal caos in un tranquillo parco a pochi isolati. Seduti su una panchina si raccontarono aneddoti sulla scuola, sugli amici che avevano in comune e che li avevano fatti conoscere. Le loro mani sempre più strette spingevano il cuore in gola. Le loro ombre si erano già portate avanti fondendosi mentre si distendevano sulle foglie morte del prato.
L’indomani Nico avrebbe avuto casa libera. La invitò in un implosione di timidezza.
S’incontrarono nello stesso punto del giorno precedente. Gioia era profumatissima e danzava in una gonna nera portando sulle spalle un piccolo zaino. Le andò incontro a piedi. Lei spiccava tra i vagabondi del lunedì pomeriggio. Lui avanzava sicuro nella sua morbida felpa bianca. Camminarono per venti minuti prima di arrivare al finto villino acquistato dai genitori di Nico. In realtà era un modesto appartamento che occupava appena un quinto dell’intero stabile.
Le persiane della stanza da letto erano sprofondate in un buco nero. Nico avviò strategicamente lo stereo e spinse con il dito la cassetta di Battisti nel lettore. Tutto calcolato. Planarono sul piccolo letto mentre si baciavano senza controllo. Lo fecero per ore ed ore come solo gli adolescenti sanno fare. Non si tolsero neanche i vestiti. Riemersero che erano le otto di sera e i genitori stavano per rientrare.
Il giorno successivo a scuola Nico prese a scriverle una poesia. Era una poesia banale, stupida. Parlava di lei giocando col suo nome con rime simpatiche ma scontate.
Quando tornò dal bagno i compagni di classe lo guardarono nascondendo il sorriso o parlandosi all’orecchio. Solo quando fu seduto al suo posto si accorse che il foglio dov'era la poesia non c’era più. Solo a quel punto la Prof fece svolazzare in aria il foglio nell’incertezza generale. "Ma allora sei un artista!". La Prof iscrisse Nico al concorso di poesia inter-regionale per istituti tecnici con tema "Solidarietà e amore. Premio Gino Tulone".
La storia con Gioia finì dopo pochi mesi nel disinteresse generale. Anche il narratore riteneva la storia troppo stucchevole perché la si potesse continuare a raccontare. Dopo quel concorso Nico ne fece molti altri aggiudicandosi importanti premi e concorsi. La svolta nella carriera l’ha avuta con il suo primo romanzo "La danza del serpente": un thriller esoterico ambientato sul Mar Rosso dove un gruppo di turisti italiani rinviene un antico manoscritto che porterà solo sangue e tragedie nelle loro vite.
Il Nuovo John Baldram (Il corriere della sera). Nico vi porterà nel più bel viaggio della vostra vita con una scrittura elegante e spassosa (Il mattino). Tenetivi attaccati all’ombrellone, questo libro vi travolgerà come un tifone (La nuova notizia). Si ride, si piange e si riflette. E’ questo il nuovo fenomeno italiano (Celeste Patresi).
Bissare il successo non è una cosa semplice. L'asfalto rovente della circonvallazione si ripete come tutti i giorni davanti ai suoi occhi. Potrebbe rifuggiarsi all'ufficio postale. L'attesa, le penne, la carta, la gente. Il posto ideale per scrivere una storia banale.

lunedì, agosto 06, 2007

considerazioni e delucidazioni

1 - Nella prossima vita voglio rinascere suonatore di organo Hammond e dedicarmi concerti suonando davanti lo specchio
2 - Com'è possibile che ci sia gente che rimane impassibile senza muovere neanche un piede per portare il tempo durante l'esplosione funky soul etc. del James Taylor Quartet?

venerdì, agosto 03, 2007

V.M. 10

Non so se avete letto del Disegno di Legge Rutelli sull'introduzione del divieto ai minori di 10 anni per cinema, videogames e tv mediante un sistema di autoregolamentazione da parte dei produttori.
Io ci ho pensato una po. Dieci anni li ho compiuti nel 1992. Ho provato a fare mente locale tra le domeniche invernali passate al cinema con i miei genitori a cavallo tra gli 80 e i 90. Nei miei ricordi sono tra i giorni più belli mai vissuti. Erano bei giorni perchè erano pazzeschi i film che vedevo. Facendo una ricognizione veloce mi vengono in mente: Robocop, Terminator 2, Predator, Arma Letale 2, l'emozione incredibile nel vedere il primo Batman di Tim Burton, Who's that girl con Madonna. Poi i film visti in Tv, quasi tutti su Italia1 quando iniziava il ciclo dei film di Swarzy. Con le visioni di Commando e L'Implacabile credo di essere andato in doppia cifra. Lo confesso, Swarzy era il mio mito. Dopo di lui forse c'era solo Kurt Russel in "Grosso guaio a Chinatown" ma mi andava bene anche il Micheal Duglas di "All'inseguimento della Pietra Verde". Il primo cartone che mi portarono a vedere fu una riedizione de "La bella addormentata nel bosco", così, per vedere come era fatto un cartone animato al cinema. Molto meglio i cavalieri dello zodiaco e i G.I. JOE sinceramente.
In un ipotetico ritorno al futuro scomparirebbe tutto, anche quella domenica pomeriggio in un cinema Capitol pieno di fumo a lanciare popcorn insieme a mio cugino in attesa di vedere Balle Spaziali, perchè anche li di rutti e parolacce ce ne sono.
Il mega marshmellow di Ghostbusters mi faceva impressione, sarebbe meglio dire che mi emozionava. Anche il Predator mi terrorizzava, così come il Robottone invincibile che sfidava Robocop.
Ora mi fa paura quello che c'è dietro l'angolo nei film di Lynch
( e vedere da solo a casa Zeder di Pupi Avati).

mercoledì, agosto 01, 2007

trip

Cosa fai quando scopri che l'aereo che deve riportarti a casa è pilotato da un tipo che si chiama Gerry Garcia?
1. Ti rendi conto di aver sbagliato aereo e al posto di un volo low cost sei salito sul Jefferson Airplaine per un trip psichedelico in direzione San Francisco.
2. Da buon fan di Lost sei preparato al peggio e te la ridi sotto i baffi pregustando l'imminente tragedia.
3. Nessuno sull'aereo sa chi diavolo sia Gerry Garcia tranne te e tutto fila liscio come l'olio nonostante il ritardo nella partenza che ti farà perdere la coincidenza.
Chi è nato a pane, fumetti e cinema come me spera sempre in un epilogo avventuroso, una singola volta in cui quello che il cervello immagina alla velocità della luce partendo da un singolo spunto si materializzi. Il copione di solito prevede un epilogo razionale.
1. Dai condotti dell'aria condizionata inizia ad uscire fumo e l'aereo si apre in cielo allungandosi e diventando una rambla infinita dove i turisti tedeschi hanno credito illimitato al gioco delle tre carte. Mi slaccio la cintura e inizio a vagare per i vicoli che sanno di piscio accompagnato da un gruppo di musicisti strappato ad una jam sassion in un angolo del Raval. Le case perdono la loro forma originaria e non hanno più angoli. Diventano morbide come budini e danzano mentre questo soffitto viola no, non esiste più. Cerco una fuga verso il mare, non ho mai visto il porto di Pescara così grande. Quando mi trovo davanti un calamaro gigante l'unica soluzione è correre, correre come un podista nel quartiere olimpico tirato a lucido proprio al ridosso delle case dei pescatori. M'imbuco nella metropolitana, fa caldo, il naso mi si incrosta. Tutto il mondo è qui sotto, non solo i tedeschi con il credito illimitato. Prossima extacion....esperanza. Finalmente tutto torna normale. Se solo questa chiesa non si stesse sciogliendo divendendo così simile al castello di Greyskull.
"Hey Man!" mi dice un tale.
Lo riconosco, è il comandante Gerry Garcia.
"Attacca il jack Gerry e fammi volare".
"Niente Jack ragazzo, seguimi".
Il vicolo è fetido nonostante sia a pochi metri dalla strada principale. C'è l'immondizia, il piscio, un trans che di prostituisce, un sexy shop simile a uno dei tanti negozi di souvenir. Il Bar Pastis non si nota, sembrerebbe uno dei tanti locali del Born o del Barrio Gotico, ma dentro c'è il sapore di Marsiglia, l'ho lette sulla guida. La mia immagine è riflessa nello specchio ed ho gli occhi a mandorla e una curiosità infinita di conoscere questo occidente così marginale.
Mi fanno male i piedi Gerry, dammi un passaggio sulla tua chitarra. Non ho neanche più i calzini e al loro posto porto delle buste di plastica del Carrefur con delle scarpe sfondante. Puzzo che appesto e nessuno mi si avvicina in questa strada dimenticata da dio e dai turisti. Solo un euro Gerry, un'ultima cerveza, l'ultima lattina di Estrella da quel pakistano che fugge dalla polizia.
Adios.