venerdì, ottobre 24, 2008

Fuori dal blu e dentro al nero

Rimetto piede all’università dopo quasi tre anni. Fuori ci sono i parenti dei laureati che fumano, applaudono, fotografano, quasi come l’ultima volta. Dentro ci sono ancora molte facce conosciute nonostante il ricambio generazionale sia evidente.
Sono giorni particolari per le università italiane, qualcuno ha visto aggirarsi una pantera, qualcun’altro tenta di accostare la grande mobilitazione di questi giorni ai movimenti storici degli anni 60 e 70. Qualcuno spara cazzate a ripetizione in tv per criminalizzare questa incredibile spinta civile, così come qualche vecchio manovratore oscuro della nostra repubblica rilascia dichiarazioni assurde ai quotidiani nazionali, al quotidiano nazionale.
In questa cazzo di facoltà di economia invece tutto è come sempre. Tutto è anestetizzato. Il volantinaggio c’è, si, ma è quello dei flyer dei locali notturni che formano un tappeto che colora ogni sedia, ogni panchina di queste stanze altrimenti buie, ed i P.R. sono più insistenti dei venditori di rose.
Faccio due passi per il corridoio di questo bunker mancato dove la luce del sole entra solo da qualche spiraglio. E’ stato in queste stanze che mi sono accorto di essere miope. Non ho mai avuto nostalgia della vita da universitario, anzi. Però lo studio un po’ mi manca. Credo che tornerò ogni tanto con i libri sotto braccio a fare lo slalom nel piazzale dell’Agip durante le giornate di pioggia, quando tutto si allaga, e magari come il piccolo George lancerò la mia barchetta protetta dalla paraffina lungo il canale di scolo. Sarà allora che gli incubi si riaffacceranno dalla grata della fognatura e tornerò a tremare per il pagliaccio con il palloncino e i denti gialli.
La mia copia di IT è datata ottobre ’93. Avevo 11 anni e l’acquistai alla Standa di Piazza Duca. Ero un bambinetto che aveva investito la sua paghetta in un volumone di 1200 pagine sulla spinta di un pessimo ma suggestivo adattamento televisivo. Ma il mondo non è come ci appare dalla Tv, le cose sono molto più complesse. Il mondo all’interno di quel libro era più torbido e incasinato di quello dei ragazzini della fiction. Un mare di descrizioni e rapporti che non riuscivo a comprendere. Gay, bifolchi di provincia, problemi esistenziali e membra tranciate.
Il libro non sono mai riuscito a finirlo al tempo. L’ho sempre tenuto in evidenza nella libreria che man mano è cresciuta, fino all’attuale esplosione. L’altra notte, l’ennesima notte insonne, il pagliaccio mi ha chiamato per farmi ripiombare nell’incubo. Ho preso sonno alle 6 di mattina proprio nel punto dove avevo lasciato il segno l’ultima volta quindici anni prima, quando per le strade di piazza duca si aggirava l’ambulanza nera che esportava gli organi ai bambini per rivenderli al mercato nero. Quante stronzate che si raccontano ai più piccoli.
Intanto IT continua a vegliare su di noi ed ogni sua apparizione ci farà ripiombare nell’incubo che non ci ha mai lasciati da quando siamo piccoli. E non sapremo mai con quale aspetto si manifesterà, se sarà il pagliaccio, il ragno, l’ambulanza, l’insonnia o la pantera.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

vecchi fantasmi che riemergono!
e intanto pescara è sempre allagata...anche con ponti supertecnologici e figate architettoniche..
pescara, l'innominabile!! continua a marcire sotto l'acqua che proviene dalla fogna...la fogna!!

1:18 PM  

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