Mattina: Volo nella nebbia
Se vivi in un mondo dove i manifesti riportano il nome di Morrisey sotto quello dei negramaro non ti resta che uscire in bici per dimenticare. Arrivo alla madonnina fischiettando Bugo. Due capelloni armeggiano con un'aquilone. Li conosco. Trascino sudato la bici sulla sabbia e li raggiungo. Raffaele osserva incantato le sue amate ciccione che prendono il sole e mangiano mortadella implorando la tintarella ad un sole che non c'è. Anche io mi faccio trasportare dalla follia di questo aquilone dalle forme perfette, è incontrollabile ed al minimo accenno di vento impazzisce in aria per precipitare improvvisamente in picchiata sulla sabbia. Presto si crea il vuoto attorno a noi perchè nessuno desidera un aquilone conficcato dietro il collo, non senza il sole in cielo. La nebbia non c'entra molto in questa situazione però arriva lo stesso. L'orizzonte perde consistenza e le persone escono dal mare fumoso come dei ritornanti. Manca solo che il collo di Nessy spunti dagli scogli per completare il paesaggio. Tutti rimangono stesi sulla spiaggia come se nulla fosse, come se ci fosse il sole.
Pomeriggio: Playground e Secessione
Inizio a leggere Sushi Bar Sarajevo. Sento il bisogno di uscire dal balcone, tutto regolare, l'adriatico c'è ancora. Il fatto è che sono anni che per la zona di Piazza Duca degli Abruzzi ho grandi progetti per il futuro. Un giorno noi piazzaduchesi riusciremo a conquistare l'indipendenza dal resto della città. Più che un quartiere si tratta di un paese con tutti i pregi e i difetti che questo comporta. Una piazza che ha subito la ristrutturazione più anestetica del mondo, che non l'ha resa nè più bella nè più brutta. Due sono i punti fondamentali attorno ai quali ruota la mia idea:
1- La nomina a Sindaco del Sig. Umberto il giornalaio, la persona alla quale ho elargito, con sommo piacere, più soldi in vita mia.
2- La reinstallazione all'interno dell'edificio dell'ex-Standa del nintendo dimostrativo con Super Mario Bros.
Mi metto in tenuta sportiva e vado a giocare a basket. Al secondo scatto la ruggine si fa sentire. Per domani sono previste piogge di acido lattico nei miei arti. Troppe cattive frequentazioni e vinacci per essere in forma come un tempo. In fondo però non me la cavo male visto che gli altri ragazzetti, addobbati come alberi di natale di cavigliere, polsini e fascette, fumano prima durante e dopo la partita. Si credono dei cazzo di duri, tutta colpa di mondomarcio. Non riesco a concentrarmi sulla partita perchè la mia mente è stimolata a tirarsi incredibili pippe dall'osservazione dei tipi che si esibiscono nel laprossimavotchic'arpruvtipijazambat-agonistico. Ci sarebbero da distribuire capocciate ma mi viene da ridere.
Notte:Elefantiasi Burocratica di una città sulla via del Rock'n'roll
Esco da solo. Mi getto con tutto me stesso nella filosofia della Città Vicina beneficiando da cittadino entusiasta della notte dei musei (tre, vabbè). Il museo delle genti d'abruzzo non è cambiato molto dal'ultima volta che ci sono stato in quinta elementare. La maestra Mery ci teneva molto a darci una solida cultura delle tradizioni cittadine e regionali, non la ringrazierò mai abbastanza, aveva persino fatto comprare a tutta la classe lu strommele. Nella stanza delle manifestazioni popolari è in filodiffusione il saltarello che suona sempre il mio amico Tony con la fisarmonica. Sarebbe bello lanciare a folle velocità La Pupe fiammeggiante per corso Manthonè. Passa qualche mezzora e mi raggiunge Marco. Direzione Wake Up! Il concerto di Paolo Benvegnù mi entusiasma. Sono le 2:30. Nel percorso che ci riporta alla macchina scopriamo che il nuovo spuntino trendy della notte pescarese è il cartoccio di calamaretti fritti, non tutte le mode sono da buttare al cesso. La macchina di Marco non c'è più. Rubata? Rimossa? Teletrasportata? Dopo minuti di congetture insceniamo un posto di blocco su viale Marconi e fermiamo una camionetta della Polizia Municipale. L'hanno presa loro. Andiamola a riprendere.
30 euro in due e la carta di credito bloccata. Recuperiamo i soldi necessari e andiamo dai vigili in Via del Circuito. C'è da fare la fila perchè due tardone luccicanti ci hanno preceduto. I vigili allo sportello sono in due, non fanno per mezzo. Una tv a tutto volume spara l'audio di un film di fantascienza al 75esimo passaggio su raiuno. Dio, ma quanto tempo impiega per scrivere ogni singola lettera? Due moduli da compilare aggiungendo semplicemente i dati della patente. Mezz'ora. Col passare dei minuti nell'atrio del comando si crea una piccola calca. Non tutti sono calmi e se la ridono come noi. I vigili non fanno una piega e continuano a compilare il verbale con una pacatezza celestiale. Ok, è quasi fatta, c'è solo da fare una fotocopia. Non è così semplice. La porta della stanza dov'è la fotocopiatrice si è chiusa con una folata di vento e le chiavi sono rimaste dentro. Geniale! Dopo una decina di minuti riusciamo ad ottenere le nostre benedette carte e scopriamo che la macchina è in un deposito a Fontanelle. Fortunatamente ritroviamo via fossononsoccchè con una certa facilità. I vigili prima di congedarci ci avevano detto "andate, vi stanno aspettando". L'unica forma di vita che vediamo animarsi all'interno del deposito è un cane che sbraita. Suoniamo....niente. Suoniamo...niente. Chiamiamo....niente....niente.....una voce...."scusatemi, non vi ho sentito percchè stavò a dormì. Adesso arrivo". 5 minuti...niente. 10minuti...niente.13minuti...niente. Chiamiamo...."Eeeehh lo so, dovete aspettare che torna il ragazzo che fa le rimozioni". Albeggia e la zona e popolata da galli che danno la sveglia. Due fari, arriva a cento all'ora il camion delle rimozioni e si ferma davanti al cancello sgommando. Il ragazzo ha 55anni ed è stravolto. Mi dice:"tu con la macchina non entrare che vaffinì che passa la questura poi......"(Boh?!). Poco dopo l'uomo ci confessa che è appena stato picchiato da un foggiano che non aveva preso bene la rimozione.
Ore 5:00. Abbiamo la macchina. Il giorno avanza. Il sonno è svanito. Siamo sulla strada di casa, appena passato il ponte c'è un posto di blocco della polizia con tre pattuglie. Non ci fermano.