eXxx - angoscioso divertissement in due ruote
Ruota anteriore
Fu l’ultimo viaggio della locomotiva. La locomotiva che aveva guidato anche il mio bisnonno. Il bisnonno che aveva lo stesso nome di mio padre. La locomotiva che vedevo passare dal balcone di casa di mio nonno mentre mi raccontava di suo padre. Il bisnonno sepolto con la tessera del partito comunista.
L’ultimo viaggio della locomotiva alla finestra e il crollo del muro di Berlino in tv. Mio padre che racconta del giorno in cui venne dall’America il fratello di suo nonno per riabbracciarlo dopo quarant’anni. Come dono dall’altro continente il calendario di una carrozzeria di Pittsburgh che porta il mio stesso cognome. Pezzi di ricambio e cuori infranti fanno girare il mondo.
Ruota posteriore
Dopo l’ultimo viaggio ci furono anni di lingue di metallo e pietre. Lingue che si baciavano nascoste tra i rovi e preservativi usati abbandonati sui sassi. Pietre che erano pali delle nostre palle ovali. Supertele e scarpe in tela. Estati intere senza la tele. Tossici in ginocchio sulle pietre a farsi le pere. In ginocchio a pregare per se stessi, promesse del calcio non mantenute. Tossici che ti frugano nelle tasche perché non si riescono a mantenere. Tossici che fanno due tiri a pallone con i ragazzini prima di sfondare i finestrini. Autoradio all’aria aperta. Dischi sparsi tra i sassi.
Camera d’aria
Anche oggi su questa strada in bici. Vedo muri ricomporsi per il ritorno della locomotiva. La città inghiotte se stessa ed io non lo digerisco. Vedo il bisnonno pompare carbone e il vapore spandersi in questa infinita camera d’aria. Mio nonno e suo padre ricongiunti altrove insieme ai loro sacrifici.
L’mp3 alle orecchie e la ruota che gira come un vecchio vinile vissuto. Pedalo e centrifugo i ricordi. Vedo la strada aprirsi e inghiottire tutto: pere, piante, pietre, palloni, preservativi, pittsburgh, visi pallidi, pali della luce, bare, bici, vecchi amici.
Continuo a sferragliare sui pedali in questa lingua d’asfalto che mi lecca le ferite e le crepe sull’asfalto sono come cicatrici.
XeXnipoteXstudenteXamicoXpadreXfiglioXnonnoXbisnonnoXferroviereXferroviaXtracciatoXparcoXtossicoXmuroXcarrozziereXitalianoX
Fu l’ultimo viaggio della locomotiva. La locomotiva che aveva guidato anche il mio bisnonno. Il bisnonno che aveva lo stesso nome di mio padre. La locomotiva che vedevo passare dal balcone di casa di mio nonno mentre mi raccontava di suo padre. Il bisnonno sepolto con la tessera del partito comunista.
L’ultimo viaggio della locomotiva alla finestra e il crollo del muro di Berlino in tv. Mio padre che racconta del giorno in cui venne dall’America il fratello di suo nonno per riabbracciarlo dopo quarant’anni. Come dono dall’altro continente il calendario di una carrozzeria di Pittsburgh che porta il mio stesso cognome. Pezzi di ricambio e cuori infranti fanno girare il mondo.
Ruota posteriore
Dopo l’ultimo viaggio ci furono anni di lingue di metallo e pietre. Lingue che si baciavano nascoste tra i rovi e preservativi usati abbandonati sui sassi. Pietre che erano pali delle nostre palle ovali. Supertele e scarpe in tela. Estati intere senza la tele. Tossici in ginocchio sulle pietre a farsi le pere. In ginocchio a pregare per se stessi, promesse del calcio non mantenute. Tossici che ti frugano nelle tasche perché non si riescono a mantenere. Tossici che fanno due tiri a pallone con i ragazzini prima di sfondare i finestrini. Autoradio all’aria aperta. Dischi sparsi tra i sassi.
Camera d’aria
Anche oggi su questa strada in bici. Vedo muri ricomporsi per il ritorno della locomotiva. La città inghiotte se stessa ed io non lo digerisco. Vedo il bisnonno pompare carbone e il vapore spandersi in questa infinita camera d’aria. Mio nonno e suo padre ricongiunti altrove insieme ai loro sacrifici.
L’mp3 alle orecchie e la ruota che gira come un vecchio vinile vissuto. Pedalo e centrifugo i ricordi. Vedo la strada aprirsi e inghiottire tutto: pere, piante, pietre, palloni, preservativi, pittsburgh, visi pallidi, pali della luce, bare, bici, vecchi amici.
Continuo a sferragliare sui pedali in questa lingua d’asfalto che mi lecca le ferite e le crepe sull’asfalto sono come cicatrici.
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