martedì, settembre 23, 2008

la moglie nuova

Cerco una moglie. Insomma, non una moglie vera e propria. Quella ce l’ho già, soltanto che mi ha mollato. Checcazzo, un giorno se n’è andata. Si era ammalata. Ammalata di cazzo. Una malattia che si chiama ninfomania. E io non ce la facevo mingherlino come sono a starle appresso. E’ anche il doppio di me la scrofa. Certe notti rientravo a casa solo quando vedevo la luce spenta. Poi mi toglievo le scarpe fuori dalla porta per non fare rumore e mi addormentavo sul divano. Mi cacavo sotto dalla paura. Certe mattine mi svegliavo con le gambe così molli che a malapena ce la facevo sollevarmi dal letto. Notti insonni dove il cazzo non si sarebbe più alzato neanche davanti a una velina. Come quella volta che dormivo, stavo sognando, sognavo il concerto di Fiordaliso di qualche settimana fa. A passeggio con Fiordaliso per il corso del paese. Poi s’interrompe la linea, come quando scascetta l’antenna della televisione durante il temporale, e c’è Fiordaliso che me lo succhia. Invece era lei, la scrofa, che s’era svegliata alle 4 di notte con la voglia. Le chiedo checcazzostaiafare, e lei alza lo sguardo e mi sorride, con tutti i peli incastrati tra i denti.
Forse se n’era accorta che io non ce la facevo più, così ha cominciato a portarsi la gente a casa. Che poi a me andava anche comodo, però ero diventato lo zimbello del paese. Anche la ragazzina che serviva al bar, quella caruccia che c’avrà avuto 16 anni, parlava all’orecchio con l’amica quando entravo la mattina per cornettoecappuccino. All’inizio pensavo che gli stavo simpatico, che ci potevo provare, ma mi sono accorto che ridevano tutti, maschieffemmine. Allora o mi si volevano inculare tutti perché ero il più bello del paese oppure ridevano perché già ero inculato. Visto che sono un mezzo cesso ho pensato che forse era la seconda che avevo detto quella giusta.
Una sera incazzato come una bestia le ho detto che sapevo tutto alla stronza. Che la crepavo di mazzate se ci riprovava. Mi ha massacrato di botte. La faccia gonfia, il labbro spaccato, due costole incrinate. La mattina dopo mi è passato a prendere un amico per portarmi all’ospedale. Quando sono tornato a casa lei non c’era più. Era tornata a casa della mamma. Però mi aveva lasciato le polpette al sugo. Aivoglia a telefonare, a chiedere scusa, a pregare la mamma. Quella non è voluta più tornare.
La casa adesso è una merda. Puzza che fa schifo, puzza di immondizia, calzini sporchi, cibo avariato, puzza di chiuso, di cipolla, puzza di cesso, puzzo di sudore. Le padelle sono incrostate, il pavimento è lurido, il balcone è una discarica, il cesso non scarica.
Allora ho chiamato la Caritas, mi ha detto un amico che c’hanno un giro di badanti. Ucraine, Rumene, Russe, che a me m’ingrifano pure. Quella è venuta, ha dato uno sguardo in giro e ha sparato una cifra assurda. Mezzo stipendio per una zoccola che neanche scopa da quanto ho capito. La volevo mandare affanculo ma mi c’ha mandato prima lei.
Così, l’altra mattina, è passato al lavoro l’idraulico del paese, che per arrotondare c’ha un giro di zoccole dell’est. Tipo caritas che però scopano pure e non vogliono manco i soldi. Vogliono solo che te le sposi.
Mi ha combinato l’appuntamento e mi ha dato il numero di quest’appartamento a Silvi. Mi dice di salire al quarto piano. ‘sti palazzi li conosco bene perché ogni tanto ci venivo a puttane.
Non è che lei sia male. C’ha due tette belle grosse e i capelli biondi e gonfi. Forse una trentina d’anni ma ne dimostra quaranta. Non spiccica una parola d’italiano. Solo “ciao” “caffè” “soldi” e “amore sposare”. Insomma, alla fine mi ha fatto vedere la foto della mamma malata in ucraina, m’ha fatto due carezze ed io già m’ero eccitato. Aveva un odore buonissimo, come quel profumo che comprava mia moglie a Ovviesse.
L’ho invitata a casa mia. Ho provato a dare una risistemata veloce. Ho passato la scopa, amazzato gli scarafaggi, ho chiuso i piatti sporchi nel mobile, mi sono lavato i piedi, ho ingoiato una gigomma e mi sono pettinato.
Quando è entrata ha fatto una faccia mezza schifata, come quando provi ad accimentare le ragazzine alla festa del patrono. Poi però le ho offerto un caffè, ho anche comprato quello buono. Lei si è calmata. Mi ha detto "buono caffè amore sposare", che secondo me vuol dire che ci sta.
Se n'è andata facendomi capire che dopodomani torna.
Oggi è dopodomani. Lei ancora si è vista. Ho chiamato anche l'idraulico per vedere se sapeva qualcosa in più. Niente. Un buco nell'acqua.
Io aspetto. Magari sistemo la casa nel frattempo. Magari lei arriva. Magari mi sposo.

3 Comments:

Anonymous Anonimo said...

magari è proprio bello quello che hai scritto. complimenti

11:07 AM  
Blogger ilVino said...

magari grazie. magari.

2:38 PM  
Anonymous Anonimo said...

eh eh... =) grazie!
a.

2:54 PM  

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