La città degli stivali
Django entra in città all’alba. Il cavallo è esausto e versa tutta la sua energia negli ultimi metri di galoppo. E’ una bella bestia! – pensa il cowboy, mentre lo fa decelerare. Django libera l’animale dell’enorme peso che ha legato a sé, una bara dall’aspetto elementare e rudimentale: assi di legno e chiodi che spuntano con i vertici piegati. Sente scrosciare l’acqua e si avvicina alla fonte. Deve piegarsi sulle ginocchia per bere, strano, neanche i cavalli arriverebbero a bere così in basso. Mentre si sorregge per dissetarsi, il tubo in gomma si stacca e l’acqua gli inonda la pelle arida e bruciata dal sole. Lui prova un sensazione molto vicina al dolore, altri la chiamerebbero pulizia. Gli speroni stridono sull’asfalto provocando un’irritante fischio. A terra c’è un uomo coperto da un cartone che si desta dal suo sonno, avvolto dal fetore si gira a guardare il gringo e, dopo averlo squadrato per bene, sputa a terra un liquido nerastro che avrebbe potuto contenere saliva. Il cowboy torna al suo cavallo ed afferra la briglia portandolo a spasso come un nonno che accompagna il nipote all’asilo. Intorno la città prende vita: le automobili iniziano a circolare e le saracinesche dei negozi li alzano scricchiolanti ed automatizzate. Django si specchia nella stazione centrale ma decide di andare nella direzione opposta. Imbocca il corso principale. Stuoli di commesse sconvolte imbracciano il cellulare pronte ad immortalare il folle e ad inoltrarlo fuori della città via mms. Django si guarda attorno scrutando le vetrine. La bara fa un rumore infernale mentre il cavallo la trascina sulla pavimentazione nuova di zecca. Il cavaliere ha invece i piedi stanchi e cammina a fatica. Sente un rumore alle sue spalle e si volta di scatto come nella fase cruciale di un duello. Il vigile corre in bici verso di lui con il fischietto tra le labbra e il pollice che sditalina il campanello. La visione di un nordista alla carica è un’immagine lontana nei ricordi di Django, ma il suo copricapo non lo convince, non li ha mai visti indossare i baschi e portare al fianco i manganelli. Non ci pensa due volte ed estrae la colt colpendolo in piena fronte. Il vigile si riversa sul parabrezza di una macchina in divieto di sosta. Il proprietario della vettura vede la multa, la straccia, la accartoccia e la infila in bocca al soldato, poi spintona via il corpo e dice al gringo : “Grazie straniero, ma stai attento, questa città è piena di pericoli”.
Django ha decisamente attirato l’attenzione e intorno di lui si è creato un gruppetto di curiosi. Si tratta principalmente di pensionati con le mani giunte dietro la schiena e lo sguardo trasognato, ma anche le commesse ne hanno approfittato per fumare una sigaretta appoggiate al lato esterno della vetrina. Lo sguardo dello straniero si concentra su Katia, anzi no, va oltre, alle spalle di Katia. Mira dritto al negozio. L’insegna dice Saloone’s Shoes. Django varca la soglia del bazar facendo rintoccare i tacchi degli stivali, poi arriva il cavallo, la bara è l’ultima ad entrare. Si guarda i piedi ed in un istante è già seduto sul divanetto a spogliarsi le calzature, il fetore si eleva dalle sue leve infestando l’aria come la canzone di Alex Britti che esce dalla radio accanto al registratore di cassa. Il proprietario osserva con estremo disappunto quelle estremità denudate e poggiate sulla sua moquette. Django appoggia la colt nel divanetto accanto al suo, nella conca ricavata da centinaia di chiappe succedutesi negli anni. Nessuno azzarda una mossa. Lui invece afferra dallo scaffale un paio di stivali, controlla che siano della sua misura e se li infila ai piedi. I curiosi con i nasi spiaccicati sulla vetrina osservano la vestizione dello straniero. Due bambini giocano col cavallo. Django fa un paio di passerelle per vedere come calzano i suoi due nuovi compagni di viaggio, poi si aggiusta il cavallo dei pantaloni e si dirige verso lo stallone.
Ora ha bisogno di un uscita di scena spettacolare, di quelle che sa fare solo lui. Ha già studiato tutto. Il corpo di Luciano Garzia è nella bara. Lui l’aprirà e, in un tripudio di pathos e musiche morriconiane, infilerà i suoi vecchi stivali al cadavere. A quel punto basterà andare via verso l’orizzonte. Le cose non vanno proprio così. Mentre si avvicina all’uscita vede che la fune che legava la bara al cavallo non c’è più. Il Corpo di Luciano Garzia è a terra, tra la folla, e i bambini, memori delle eroiche gesta della polizia scientifica viste in tv, stanno tracciando a terra la sagoma del cadavere con i gessetti colorati. Una brutta figura per Django, non ci voleva. Non gli resta che infilarsi la mano nelle brache, aggirare con il polso i mutandoni e pescare dal suo pacco un pugno di euro. La commessa corre alla cassa ed emetto lo scontrino, non si sa mai se fuori c’è la finanza.
Vicino alla stazione, nei pressi della fontanella, Arsenio dorme nella bara. Il suo nuovo letto è migliore di tanti altri che ha provato finora. In fondo, anche il fetore e la puzza di cadavere non sono peggiori di molti altri odori che ha respirato finora.
Django ha decisamente attirato l’attenzione e intorno di lui si è creato un gruppetto di curiosi. Si tratta principalmente di pensionati con le mani giunte dietro la schiena e lo sguardo trasognato, ma anche le commesse ne hanno approfittato per fumare una sigaretta appoggiate al lato esterno della vetrina. Lo sguardo dello straniero si concentra su Katia, anzi no, va oltre, alle spalle di Katia. Mira dritto al negozio. L’insegna dice Saloone’s Shoes. Django varca la soglia del bazar facendo rintoccare i tacchi degli stivali, poi arriva il cavallo, la bara è l’ultima ad entrare. Si guarda i piedi ed in un istante è già seduto sul divanetto a spogliarsi le calzature, il fetore si eleva dalle sue leve infestando l’aria come la canzone di Alex Britti che esce dalla radio accanto al registratore di cassa. Il proprietario osserva con estremo disappunto quelle estremità denudate e poggiate sulla sua moquette. Django appoggia la colt nel divanetto accanto al suo, nella conca ricavata da centinaia di chiappe succedutesi negli anni. Nessuno azzarda una mossa. Lui invece afferra dallo scaffale un paio di stivali, controlla che siano della sua misura e se li infila ai piedi. I curiosi con i nasi spiaccicati sulla vetrina osservano la vestizione dello straniero. Due bambini giocano col cavallo. Django fa un paio di passerelle per vedere come calzano i suoi due nuovi compagni di viaggio, poi si aggiusta il cavallo dei pantaloni e si dirige verso lo stallone.
Ora ha bisogno di un uscita di scena spettacolare, di quelle che sa fare solo lui. Ha già studiato tutto. Il corpo di Luciano Garzia è nella bara. Lui l’aprirà e, in un tripudio di pathos e musiche morriconiane, infilerà i suoi vecchi stivali al cadavere. A quel punto basterà andare via verso l’orizzonte. Le cose non vanno proprio così. Mentre si avvicina all’uscita vede che la fune che legava la bara al cavallo non c’è più. Il Corpo di Luciano Garzia è a terra, tra la folla, e i bambini, memori delle eroiche gesta della polizia scientifica viste in tv, stanno tracciando a terra la sagoma del cadavere con i gessetti colorati. Una brutta figura per Django, non ci voleva. Non gli resta che infilarsi la mano nelle brache, aggirare con il polso i mutandoni e pescare dal suo pacco un pugno di euro. La commessa corre alla cassa ed emetto lo scontrino, non si sa mai se fuori c’è la finanza.
Vicino alla stazione, nei pressi della fontanella, Arsenio dorme nella bara. Il suo nuovo letto è migliore di tanti altri che ha provato finora. In fondo, anche il fetore e la puzza di cadavere non sono peggiori di molti altri odori che ha respirato finora.
9 Comments:
GENIALEEEE!!!!!
a breve spero di iniziare il fumetto...poi ne riparlerei per questa!!
decisamente scarso sia dal punto di vista semantico che nella forma. voto 3.
quelli che preferisco sono quelli di attualita' con flashback sui ricordi d'infanzia. Ho apprezzato molto i ricordi sulle psicosi dei genitori, drive-in, le apparizioni della madonna. voto 8
In estrema sintesi potremmo definirlo un fumettaccio rozzo.
SENZA DISEGNI?
MMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMM
Che cosa hai di Serge Gainsbourg?
Sarai presto rifornito di materiali del fumatore di Gitanes.
c'è bisogno della tua pistola in trincea
Marco che cazze di fine J fatte?
Io sono stato con Pat,è venuta per 2 settimane,sono stato bene.adesso studio
Cazzi vari andrè.Il pc di casa è deceduto da un pò di giorni. Sono stato anche male per circa una settimana. Ora va tutto bene, anche meglio di prima. Quando vuoi ci sono per birra, vino, aperitivo.
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