Fusa
Il latinoamericano mi tormenta. E' al ritmo di una bachata che vado a recuperare la mia Ford Fiesta per il suo ultimo viaggio. Sono sul carrattrezzi di Pasquale che si prende 30 euro in nero. Vedere la città dall'alto quando sono sui furgoni e sui camion mi fa sentire importante, ma mi fa tristezza pensare che saranno gli Aventura a suonare la marcia funebre. Le ultime note esplose dalla Ford Fiesta erano quelle di un riff di Marc Ribot. Tutta la mia vita in musica è passata dalle casse di quella macchina, sulle gomme ci sono impresse le strade di centinaia di concerti, spettacoli e paesaggi. Strade percorse con alla del sole, strade affrontate con la vista annebbiata. Offuscamento oltre la miopia. Decine di culi. Culi pesanti, culi scolpiti. Culi sormontati da facce. Amici da bestiario. Deliri alcolici e ragionamenti privi di sanità. Strade che conosco a memoria e fatte a notte fonda, ogni volta con una canzone diversa, come se fossero una nuova strada.
Nella piazzola del distributore Pasqualetrentaeuroinnero inizia le operazioni di recupero. Sono trainato sulla piattaforma insieme alla mia macchina. Mi sento sollevato. Sono leggero. E' morta proprio quando l'avevo lavata, è morta l'unica volta che avevo messo trentaeuro di benzina regolarmente fatturate dal benzinaio. Nel vano del cruscotto è rimasto un disco ancora incellofanato che ho da quando ho preso la patente e non ho mai aperto, c'è anche il secondo disco del Boss, ascoltato fino alla nausea. Apro lo sportello e salto sull'asfalto. Pasquale mi fa cenno che possiamo andare. Lui ascolta Radio International ed il suo assurdo cronista. Lui assomiglia ad Ernest Borgnine. Lui non dice una parola mentre attraversiamo i colli di Pescara con il cadavere della Fiesta sulle spalle.
La Fiesta se n'è andata in una fumata bianca sull'asse attrezzato.
Ora la Fiesta è stata svuotata, la radio estirpata, i cd sistemati alla rinfusa in camera. Ci sono stati periodi in cui nella Fiesta si potevano trovare decine di bottiglie di plastica vuote, ora non ce n'è più neanche una. C'è solo un luogo ancora inviolato: i portabagli. Il portabagagli è senza fondo come la borsa di Mary Poppins, ci sono cianfrusaglie accatastate in anni: un vestito da imperatore completo di tunica rossa, ermellino e corona che si trova li dentro da almeno cinque anni. Da piccolo ci ero andato al carnevale alla discoteca Caesar presentato da Gianfranco Valli, quello dove facevano fare la sfilata a tutte le maschere sul palco e poi davano in replica su Tele9 per 3 mesi consecutivi; Una bottiglia di limoncello semivuota regalatami alla laurea; una piastra con lettore cd; Un fusto vuoto di Coccolino da usare in caso di emergenza carburante; i manifesti del primo concerto dei Vino Gaetano alla Cascina della Nonna;
Più scavo e più trovo cose assurde. Era piena di trucchi come la Aston Martin di James Bond. Era stata tempestata dalla grandine e ne portava i segni. La carrozzeria aveva perso smalto da tempo e la tappezzeria dei sedili si stava stracciando completamente.
La Fiesta se n'è andata in una fumata bianca sull'asse attrezzato, ha seminato tutti, anche Ginko. Ed io non sarò Diabolik ma lei era la mia Jaguar E.
E' venuta l'ora di smetterla col fordismo e spezzare la catena che mi lega a lei.
Adios Fiesta.
Nella piazzola del distributore Pasqualetrentaeuroinnero inizia le operazioni di recupero. Sono trainato sulla piattaforma insieme alla mia macchina. Mi sento sollevato. Sono leggero. E' morta proprio quando l'avevo lavata, è morta l'unica volta che avevo messo trentaeuro di benzina regolarmente fatturate dal benzinaio. Nel vano del cruscotto è rimasto un disco ancora incellofanato che ho da quando ho preso la patente e non ho mai aperto, c'è anche il secondo disco del Boss, ascoltato fino alla nausea. Apro lo sportello e salto sull'asfalto. Pasquale mi fa cenno che possiamo andare. Lui ascolta Radio International ed il suo assurdo cronista. Lui assomiglia ad Ernest Borgnine. Lui non dice una parola mentre attraversiamo i colli di Pescara con il cadavere della Fiesta sulle spalle.
La Fiesta se n'è andata in una fumata bianca sull'asse attrezzato.
Ora la Fiesta è stata svuotata, la radio estirpata, i cd sistemati alla rinfusa in camera. Ci sono stati periodi in cui nella Fiesta si potevano trovare decine di bottiglie di plastica vuote, ora non ce n'è più neanche una. C'è solo un luogo ancora inviolato: i portabagli. Il portabagagli è senza fondo come la borsa di Mary Poppins, ci sono cianfrusaglie accatastate in anni: un vestito da imperatore completo di tunica rossa, ermellino e corona che si trova li dentro da almeno cinque anni. Da piccolo ci ero andato al carnevale alla discoteca Caesar presentato da Gianfranco Valli, quello dove facevano fare la sfilata a tutte le maschere sul palco e poi davano in replica su Tele9 per 3 mesi consecutivi; Una bottiglia di limoncello semivuota regalatami alla laurea; una piastra con lettore cd; Un fusto vuoto di Coccolino da usare in caso di emergenza carburante; i manifesti del primo concerto dei Vino Gaetano alla Cascina della Nonna;
Più scavo e più trovo cose assurde. Era piena di trucchi come la Aston Martin di James Bond. Era stata tempestata dalla grandine e ne portava i segni. La carrozzeria aveva perso smalto da tempo e la tappezzeria dei sedili si stava stracciando completamente.
La Fiesta se n'è andata in una fumata bianca sull'asse attrezzato, ha seminato tutti, anche Ginko. Ed io non sarò Diabolik ma lei era la mia Jaguar E.
E' venuta l'ora di smetterla col fordismo e spezzare la catena che mi lega a lei.
Adios Fiesta.
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