The Descent
Vista da poco l'ultima pellicola dell'inglese Neil Marshall, film di chiusura della mostra del cinema di Venezia. The Descent si rivela uno degli horror più efficaci e crudeli dell'ultimo decennio ed è una dimostrazine ulteriore di come per il rinnovamento del genere si debba guardare oltre Hollywood. Si è infatti ben lontani dagli standard dei remake-reazionario-adolescenziali sfornati negli ultimi anni negli Stati Uniti. Il divario è segnato già nella scelta dei protagonisti: sei ragazze alla soglia della maturità che vedranno lacerarsi i loro rapporti (e le loro carni) man mano che il film procede. La trama è incentrata su una spedizione speleologica da tranquillo week-end di paura che si trasforma in una claustrofobica discesa verso il buio e la follia. Il film sembra allacciarsi a quella tradizione di horror-speleologico che proprio in Italia aveva avuto i suoi natali con titoli come "alien2 sulla terra", "spettri", e "le porte dell'inferno". Fortunatamente l'opera di Marshall ha una consistenza ed una riuscita migliore di queste citate perle del cinema-bis a basso costo. La discesa si snoda su due piani, quello dell'azione e quello della follia. Nel primo caso è da lodare l'utilizzo che il regista fa degli spazi, richiamando i corridoi del Nostromo di "Alien", film con il quale non poche sono le analogie. Marshall ci fa respirare polvere ed aria viziata, i nostri corpi si comprimono per passare tra le rocce e gli occhi devono abituarsi al buio ed alla luce artificiale di fuochi di segnalazione e torce elettriche. L'illuminazione ed il girato tendono decisamente al realismo anche nei momenti più gore e nel vero e proprio bagno di sangue, senza virgolettato, al quale si assisterà (grazie anche alla centellinazione degli effetti digitali a favore di un più efficace artigianato). Nelle scene di combattimento la camera diventa frenetica e subito si pensa al connazionale "28 giorni dopo" ed ai tarantolati dell' "Alba dei morti viventi". La follia si insinua a poco a poco nelle ragazze creando divisioni e legami dovuti alla tensione per la situazione estrema ed a traumi subito svelati. La discesa verso la pazzia emerge negli occhi di una delle protagoniste facendola precipitare in un abisso simile a quello del Nicholson/Torrance di Shining. Nonostante la valanga di citazioni non aspettatevi una fiera del già visto, il film mantiene originalità e carattere per tutta la durata ed ha un ottimo finale/i per nulla happy.
Non si tratta certo di un film perfetto nè di un capolavoro, ma di un ottimo film di genere sicuramente si.
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